"Museo dei dolmen" è un museo virtuale della preistoria e protostoria del Mediterraneo e dell'Europa Occidentale, ideato e diretto da Federico Bardanzellu.

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Dolmen Museum     

 

Preistoria e protostoria del Mediterraneo e dell'Europa Occidentale

 
Museo dei Dolmen

 

Movimenti di popoli nel Mar Mediterraneo

tra l’età del bronzo e l’età del ferro

 

1. I Popoli del Mare, chi erano costoro? > Leggi tutto                                  

2. Iconografia dei guerrieri > Leggi tutto

3. Il collasso dell’età del bronzo > Leggi tutto

4. Bacino d’origine dei Popoli del Mare  > Leggi tutto

5. I Popoli del mare nel Levante siro-palestinese > Leggi tutto

 

6. L’invasione dorica della Grecia

 

 

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                   Dialetti greci

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     Eracle e suo figlio Telefo

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Scavo del Palazzo reale di Pilo

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Eracle uccide il leone di Nemea

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             Il Melkart fenicio

 

 

       La Grecia del XII secolo a.C. fu investita un popolo in possesso di armi di ferro, comunemente conosciuto con il nome dei Dori.

  Quando, nell’VIII secolo, la penisola elladica e l’area egea escono dall’oscurantismo di un medio evo ante litteram, i Dori risultano stabilizzati nel Peloponneso centro-meridionale, a Creta, a Rodi, su altre isole del Mar Egeo e su una parte della costa anatolica (la “Doride”).

  Parlano una variante dialettale della lingua greca.

  Chi fossero i Dori e da dove venivano, costituisce il padre di tutti gli enigmi storico-archeologici dell’antica Grecia.

  Secondo la Testimonianza di Erodoto e di Tucidide , i Dori erano gli “Eraclidi”, cioè i discendenti asiatici di Eracle che, verso il 1100 a.C. s’impadronirono del Peloponneso, ed in particolare della Laconia e della Messenia, con il pretesto della parentela tra l'eroe greco e la casa reale di Argo. Eratostene di Cirene, è ancora più preciso: il “ritorno degli Eraclidi” sarebbe avvenuto ottant’anni dopo la Guerra di Troia, cioè nel 1104 a.C.

 

 

  La maggior parte degli archeologi moderni, tuttavia, ritiene che gli invasori provenissero dal nord della Grecia e cioè dall’area balcanico-danubiana; lo indicherebbe l’introduzione del rito dell’incinerazione, comune ai “campi d’urne” dell’Europa centrale dell’età del bronzo.

  Tale ipotesi, tuttavia, è difficile da conciliare con il dato linguistico: se – come appare logico e sostenuto dalla maggioranza degli studiosi – i Dori provenivano dall’esterno della Grecia, perché mai, in epoca storica, avrebbero parlato un dialetto greco? Sporadici esempi di sepolture ad incinerazione, poi, erano già presenti nell’età del bronzo recente e non è affatto sicuro che la sua generalizzazione nell’età del bronzo finale sia dovuta alle popolazioni doriche.

 

 

 E’ singolare, infine, che la prima colonizzazione greca in occidente sia stata prevalentemente dorica (fondazioni di Taranto, Siracusa, ecc.), quando i Dori provenendo – in base a tale a tale teoria - dall’interno della penisola balcanica, non dovrebbero essere stati in possesso di conoscenze tecniche di navigazione.

  Più recentemente sembra diffondersi tra gli archeologi un’altra teoria: i Dori erano servi della gleba micenei che avrebbero preso il potere dopo il collasso economico-politico del XIII secolo; per questo avrebbero parlato un linguaggio della stessa famiglia degli altri Greci.

  La presa del potere da parte delle classi inferiori, tuttavia, non è archeologicamente documentata: a Micene, anzi, la distruzione di parte dell’abitato (1250 a.C.) sembra precedere quella del “palazzo” vero e proprio (1100 a.C.); è inoltre tutta da dimostrare una differenziazione del linguaggio, sia pur soltanto dialettale ma con caratterizzazioni etniche, tra le classi servili e l’aristocrazia della Grecia micenea.

 

 

  Un archeologo che dà una risposta differente è il britannico John Chadwick, cioè il collaboratore più stretto di Michael Ventris, decifratore della scrittura micenea.

  Dopo aver partecipato alla campagna di scavo dell’anaktoron (palazzo reale) di Pilo, Chadwick ha pubblicamente sostenuto che vi siano consistenti indizi che gli invasori provenissero dal mare e che i Popoli del mare fossero i maggiori indiziati .

 

 

 

 

  In effetti, l’ipotesi che alcuni Popoli del mare e, principalmente, quelli parlanti greco – cioè i Teucri, i Danai e, forse, anche parte dei Pelasgi/Filistei - possano essere identificati con i Dori, risolve molti dei presunti enigmi:

 • Risolve, infatti, il dato linguistico: Teucri e Danai erano greco-parlanti e, quindi introdussero nei paesi da loro conquistati, una lingua che si distingueva da quella degli “autoctoni” solo per taluni aspetti dialettali;

• Spiega la denominazione di Dori, attribuita agli invasori, in quanto provenienti, con tutta probabilità, dal porto palestinese di Dor, il comune sbocco al mare dei Teucri, dei Danai e, probabilmente, anche dei Pelasgi/Filistei della Palestina;

 

 

 

• Spiega l’identificazione con gli Eraclidi, avendo i Popoli del mare introdotto in Fenicia il culto per l’eroe miceneo Erakles, poi trasformato nella divinità fenicia Melkart;

• Spiega perché la prima colonizzazione greca in occidente sia stata prevalentemente dorica: discendendo dai Popoli del mare, queste bellicose popolazione erano sicuramente in possesso di appropriate cognizioni tecniche di navigazione;

• Spiega, infine, anche la denominazione assunta dalla regione dell’Acaia, in quanto ripopolata dagli Achei del Peloponneso centro-meridionale, in fuga di fronte ai Dori.

  I Popoli del mare lasciarono in eredità alle popolazioni del corridoio siro-palestinese la conoscenza delle tecniche di navigazione da loro possedute.

  Dopo un secolo/un secolo e mezzo a stretto contatto con i Popoli del mare, gli abitanti di Canaan si trasformarono da allevatori in provetti marinai e, come “Fenici” iniziarono a far concorrenza o addirittura a precedere i Greci nella dominazione dei mari e nella colonizzazione dell’Occidente.

7. I Popoli del mare in Sardegna e in Corsica > Leggi tutto

8. I Popoli del mare in Sicilia e nell’Italia peninsulare > Leggi tutto

9. L’età del ferro > Leggi tutto

10. Fenici oltre le colonne di Melkart > Leggi tutto

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